Blog — 08 Giugno 2012

 http://gazzettadimodena.gelocal.it/cronaca/2012/06/08/news/amarezza-tra-la-gente-stanchi-di-passerelle-1.5219708

Amarezza tra la gente: «stanchi di passerelle»

Pochi protestano rumorosamente ma molti non nascondono la loro sfiducia «Siamo un esercito senza generale. Chiediamo un aiuto serio e competente»

di Claudia Benatti

MIRANDOLA. A gridare forte, tutto sommato, erano proprio pochi. Aggressivi, qualcuno dei centri sociali, qualche viso noto per la Digos, altri con cartelli che sparavano a zero sul sistema bancario e la classe politica come categoria, qualcuno del paese, altri da fuori. Si sono fatti sentire, su questo non c’è dubbio. Due ragazzi, che erano stati accreditati come operatori della rivista online “Info-aut”, sono stati persino allontanati di peso dalla polizia ancora prima dell’arrivo del presidente per la veemente polemica che avevano innescato.
Ma ieri dietro le transenne non c’era solo quella di rabbia. Ce n’era anche un’altra, quella dei mirandolesi che non hanno mai alzato la voce ma che, parlando a capannelli, si raccontavano la loro amarezza. «I rappresentanti istituzionali? È dura digerirli in un momento come questo, dopo giorni e giorni dai primi disastri e con tutti i problemi che ancora non si riescono a risolvere» spiega Gianfranco Lodigiani, che pure ha parole di apprezzamento per Errani e Gabrielli. «Dopo il denaro speso per la parata del 2 giugno, oggi il presidente Napolitano avrebbe potuto scegliere di risparmiare risorse dello Stato per la sua visita qui. Di questi soldi abbiamo bisogno noi, per ricostruire ciò che non c’è più» dice Tiziano Busuoli. E altri gli fanno eco: «Basta passerelle, vogliamo i fatti. Siamo gente di poche parole, da noi si fa, non si parla».
Tra gli insofferenti, in centro, davanti a piazza Costituente, dove la tappa prevista è saltata all’ultimo momento, c’era gente arrivata lì da tende e camper per l’appuntamento con i vigili del fuoco, perché sono loro ad accompagnare le persone nelle case pericolanti affinchè possano prendere in sicurezza quanto serve per andare avanti. «Hanno sospeso tutto per la visita del capo dello Stato, quindi siamo qui ad aspettare che ci facciano passare». Poi le copie di una lettera con cui sono stati tappezzati cartelli stradali e tabelloni pubblicitari. La lettera che il 24 maggio scorso Paolo Manzini, titolare di una società di amministrazioni condominiali di Mirandola, ha spedito al capo dello Stato, al premier, ai presidenti di Regione e Provincia. Lettera che tanti mirandolesi si sono fermati a leggere lungo la strada, con cenni di assenso. «Questa lettera nasce nella lunga notte tra il 19 e il 20 maggio e vuole semplicemente esprimere il pensiero silenzioso di tanti uomini che con molta fatica, orgoglio e volontà hanno costruito l’Italia. Quell’Italia che permette a voi tutti di andare fieri di gestire, governare e rappresentare. Ora, purtroppo, voi l’avete dimenticata. Venti secondi sono bastati per spazzar via l’economia di un territorio che dava lustro al sistema biomedicale della nazione. Voi dove siete? Una puntatina veloce, poi tutti a casa. Caro presidente, la gente la stima per quello che lei rappresenta. Ma ci dica cosa ha fatto in questi giorni?». «Noi non urliamo abbastanza» scrive ancora Manzini, eppure «qui il sistema economico reggeva alla crisi, faceva lavorare intere famiglie e dava loro dignità». «Noi sappiamo che dobbiamo tirarci su le maniche, ma continuano a mancare le certezze, non c’è un punto di riferimento che sia una direttiva unica e univoca, siamo un esercito senza generale. La gente è davanti alle fabbriche perché vuole entrare e lavorare, noi siamo così. Occorre dunque un aiuto serio e competente; dateci risorse e certezze, poi alla ricostruzione ci pensiamo noi».
Amarezza, dunque; un senso di impotenza che frustra chi morde il freno per rimettere in piedi quello che è andato giù. Ma c’è anche chi nell’amarezza guarda allo Stato e al suo presidente con stima e speranza. «L’istituzione è un simbolo che può dare forza e garantire un futuro, noi ci crediamo e siamo qui per averne conferma» ha detto Francesco, non più giovane e in attesa di poter capire cosa ne è della sua casa. «Siamo qui per sentire una parola di speranza, ne abbiamo bisogno e da Napolitano ce la aspettiamo, siamo contenti di averlo qui» dicono altri dietro le transenne. «Abbiamo bisogno di sapere che lo Stato è con noi senza riserve» dicono.

08 giugno 2012

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