Il puttaniere
di Nadia Cavalera
C’è chi infatuato in cima ad un lago
di pesche fresche a finestre aperte
(: impotente l’orizzonte delle verdi coperte)
monche l’ali stronche
spaccia per amore
la mania di considerazione
l’urgenza demenza di seduzione
sottomissione dominazione
(: gelido palamito l’amo fisso gramo)
Per sfamare un ego ingordo lemuro
un tricche e tracche sferico
Per pompare vele coniugali spente
da amor’indigente ner’arida semente
Per garantirsi l’autoerotismo seriale
da suggerito confessionale cellulare
quando non va a puttane che si può sempre fare
col carico almeno di due lesbiche e qualche transessuale
(: la moglie giù a calci per le scale o fidanzata ufficiale irreale
in un teatrino improvvisato: bianco mulino ammuffito da sottoscala incallito)
L’evoluzione nei più (non ci sono naturae gratias solo Belzebù: prodotti di scarto mal riusciti da cerebr’infarto)
è stata etica involuzione egemone perversione
col sesso unica ossessione
.
.
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