Blog — 02 Luglio 2009

Il lodo Alfano, poesia di Nadia Cavalera

Il lodo Alfano è un nervo al terno scoperto
per qualcuno che si sarebbe incontrato
con chi poteva garantirglielo in buono stato
senza parlarne punto.
E chi ci crede? [: era in corso una trattativa palese (: sempre il popolo a farne le spese)]

Modena, Palazzo Bentivoglio, 2 luglio 2009




DA REPUBBLICA.IT
Polemica su un incontro a cena fra il membro della Consulta e il premieralla vigilia della decisione sul Lodo Alfano. “La polizia fascista è ancora all’opera”
Il giudice Mazzella scrive a Berlusconi”Siamo oggetto di barbarie”
Pd e Idv all’attacco in Parlamento: “Infangata la sacralità della Corte, si dimetta”

“Caro Silvio, a parte il fatto che non era quella la prima volta che venivi a casa mia e che non sarà certo l’ultima fino al momento in cui un nuovo totalitarismo malauguratamente dovesse privarci delle nostre libertà personali, mi sembra doveroso dirti per correttezza che la prassi delle cene con persone di riguardo in casa di persone perbene non è stata certo inaugurata da me ma ha lunga data nella storia civile del nostro Paese. Molti miei attuali ed emeriti colleghi della Corte Costituzionale hanno sempre ricevuto nelle loro case, come è giusto che sia, alte personalità dello Stato e potrei fartene un elenco chilometrico”. “Caro presidente – conclude la lettera -, l’amore per la libertà e la fiducia nella intelligenza e nella grande civiltà degli italiani che entrambi nutriamo ci consente di guardare alla barbarie di cui siamo fatti oggetto in questi giorni con sereno distacco. L’Italia continuerà ad essere, ne sono sicuro, il Paese civile in cui una persona perbene potrà invitare alla sua tavola un amico stimato. Con questa fiducia, un caro saluto”. La polemica. “Non si è parlato di Lodo Alfano”, ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito, durante il question time alla Camera, rispondendo così ad un’interrogazione del leader dell’Idv. “Tranquillizzo gli onorevoli interroganti: le iniziative del governo in materia di Giustizia – conclude Vito – saranno rispondenti al programma presentato al corpo elettorale e che gli elettori hanno premiato”. Eppure le polemiche non si placano e la spiegazione non convince l’opposizione, mentre crescono le adesioni – un migliaio di email sono arrivate a Repubblica – all’appello che circola su Internet per le dimissioni dei due giudici costituzionali. Il Pd continua a definire “gravissimo” l’incontro nella residenza privata del giudice Mazzella. “Può dire ciò che vuole, ma io trovo che decisamente non stia bene invitare qualcuno a casa propria, sul quale si è chiamati a decidere. Un magistrato, soprattutto se sta alla Corte Costituzionale, non dovrebbe mai farlo”, dice Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Partito Democratico. E il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, illustrando alla Camera la sua interpellanza, parla di toghe spregiudicate che con la loro condotta hanno “infangato la sacralità della Corte Costituzionale” e giudica la risposta di Vito “insoddisfacente e inaccettabile”. Poi, presa visione della lettera, il capo dell’Idv è ancora più duro: “Se ne deve andare”. ”Con la sua lettera Mazzella è reo confesso. Infatti – afferma dice Di Pietro – egli ammette di essere un amico di vecchia data e di avere rapporti di frequentazione e di intimità con il plurimputato Silvio Berlusconi, senza rendersi conto che egli e’ anche giudice della Corte Costituzionale che deve esprimersi sulla legittimità del Lodo Alfano, cioé proprio su quella legge che Berlusconi si e’ confezionare per non farsi processare. Anche uno studente di giurisprudenza capirebbe l’abnormità di questo caso, e lo stesso Mazzella non può non capirlo. Insistiamo con la richiesta di dimissioni e ci appelliamo al presidente della Corte Costituzionale e al presidente della Repubblica affinché intervengano su un fatto così grave che mortifica la credibilità, la sacralità e l’autonomia della Consulta”.
(1 luglio 2009)

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