Blog — 14 Ottobre 2011

da  LA NUOVA GAZZETTA DI MODENA,  14 ottobre 2011
Gli amanti di 1500 anni fa sepolti mano nella mano.
di Stefano Luppi

Trovati durante gli scavi archeologici in via Ciro Menotti: lei ha il volto rivolto verso il compagno Nella necropoli del IV secolo anche altre sepolture e sette tombe vuote. Il parere degli esperti

Eccola la dimostrazione di come l’amore tra un uomo e una donna possa davvero essere eterno e sfidare il passare del secoli. Sono stati ritrovati così, come si vedono nell’immagine che pubblichiamo, i due amanti seppelliti insieme nel V-VI secolo dopo Cristo. Due anonimi nostri antenati, abitanti dell’antica Mutina – la Modena del periodo romano – che intrecciano le loro mani e i loro corpi per sempre. Sono stati individuati alcuni mesi fa in via Ciro Menotti nel corso della costruzione di una palazzina lungo l’asse viario e hanno subito destato la tenerezza dei tecnici e degli archeologi della Soprintendenza che monitoravano il cantiere. È infatti la prima volta che viene individuata una sepoltura che davvero in chi l’ha vista per primo ha subito ricordato i sentimenti privati di una felice coppietta di millecinquecento anni fa.
Ora i due amanti o sposi – sono stati subito ribattezzati così – sono stati spostati nei magazzini del Museo civico archeologico e per il momento non saranno mostrati, ma non è escluso che presto si prenda la decisione di rendere davvero pubblica la scoperta. Del resto quale messaggio potrebbe essere più positivo, anche se lontani da San Valentino e dalle frasi dei baci Perugina? Una mostra incentrata su questo ritrovamento potrebbe davvero creare code al museo e fare bene anche alla diffusione dell’archeologia in una città all’avanguardia in Italia per il numero dei cantieri monitorati dalla Soprintendenza.
Ma torniamo agli amanti. I reperti non sono ancora stati studiati, ma l’antropologa Vania Milani ha scoperto che lo scheletro di destra è di una donna, mentre quello di sinistra è di un uomo: la figura femminile guarda dunque il viso del compagno. Non solo: i due amanti, seppelliti nello stesso momento come è certo agli studiosi, si tengono anche teneramente per mano. La Milani ha pure considerato che probabilmente la testa dell’uomo era poggiata su un cuscino e il cranio si sarebbe spostato con il passare dei secoli. Se questo fosse confermato vorrebbe dire che anche l’amante guarderebbe l’amata: un “occhi negli occhi” che sfida l’eternità.
Le spiegazioni scientifiche sul ritrovamento, effettuato dal collega Francesco Benassi, le fornisce il dipendente della Soprintendenza Donato Labate: «Scavando in via Ciro Menotti per la costruzione di una palazzina, scavo al quale la Soprintendenza partecipò perché siamo fuori le mura, in un’area ai limiti dell’antica città romana, individuammo 11 tombe a circa tre metri di profondità tra cui appunto quella con i due amanti. Come si sa anche per quest’area nel Prg è indicato debba esserci il parere della Soprintendenza e nello scavo individuammo tre diversi strati di interesse scientifico. A sei metri e mezzo di profondità ritrovammo strutture di età romana extraurbana di periodo imperiale: zone usate per gli impianti produttivi e infatti abbiamo individuato una calcara dove veniva cotta la calce. A fianco l’antico corso d’acqua del fiume Tiepido che probabilmente causò diverse alluvioni. A tre metri abbiamo individuato le 11 tombe a inumazione del IV-V secolo d.C. compresa quella con i due corpi che ha subito destato tenerezza».
Ma nello stesso scavo ci sono stati altri ritrovamenti molto particolari. A poco più di due metri di profondità sotto mezzo metro di terra e una copertura a laterizi sono state individuate sette tombe vuote, costruite ma mai utilizzate. Due necropoli una sull’altra dunque, con la seconda non inaugurata forse per il sopraggiungere dell’alluvione descritta da Paolo Diacono nel VI secolo d.C. Un altro ritrovamento archeologico importante dopo quello, annunciato nei giorni scorsi dalla Gazzetta: questo però non ha particolari raccapriccianti, ma veicola un messaggio d’amore.


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