Blog — 28 Giugno 2012

Come potete constatare dall’articolo che segue risalente ad un anno fa, tutta l’Italia è tallonata dai petrolieri, che non portano lavoro salute benessere, ma solo distruzione totale.Con la santa benedizione dello Stato centrale, quello che manda i suoi rappresentanti a piangere sui lutti da LORO provocati.(n.c.)

01 agosto 2011

Spettro subsidenza, la Bassa dice no
ai rilievi petroliferi dei texani

Richiesta degli Usa in Regione: mercoledì si decide. Nel Padovano 23 i comuni potenzialmente toccati. Barbona guida il fronte dei contrari: territorio a rischio

Pozzi in Val D’Agri (archivio)

PADOVA — Mercoledì la Regione, leggi commissione per la

 

Pozzi in Val D’Agri (archivio)

PADOVA — Mercoledì la Regione, leggi commissione per la valutazione dell’impatto ambientale, deciderà se autorizzare o meno Aleanna Resorces sondare il suolo padovano (e non solo). La società texana, sedi italiane a Ferrara e Matera, è a caccia di idrocarburi, petrolio. Per questo chiede il via libera per quelle che il gergo tecnico definisce prospezioni: con piccole cariche esplosive di superficie si inducono vibrazioni nel terreno e così si saggia il sottosuolo a caccia di giacimenti. Potenzialmente interessati dall’attività di «carotaggio » su larghissima scala sarebbero 23 comuni padovani, oltre a 38 del Rodigino e tre veneziani. «Stop» oppure «go»: questo diranno i tecnici veneti mercoledì. E se la risposta sarà positiva, le sonde dei texani entreranno in funzione. Ma le (future) trivelle fanno paura. Ambientalisti, ma anche associazioni di categoria e amministrazioni hanno negli occhi uno spetto che il Veneto, su tutti il Polesine, conosce fin dagli anni ’50. Subsidenza è quello spettro: il terreno che sprofonda. C’è dunque un ampio fronte di no, che chiede alla Regione di negare l’autorizzazione.
Il Comune di Barbona, Bassa padovana, guidato dal sindaco Francesco Peotta, è tra i più decisi nel respingere i sondaggi petroliferi. Il sito dell’amministrazione ospita un dettagliato rapporto con tutti i dubbi e le osservazioni circa l’operazione programmata da Aleanna e le possibili conseguenze per il territorio. Peotta, dal canto suo, è nettissimo. Il suo pensiero è contenuto in una nota, diffusa sabato. «Dopo la subsidenza del Polesine negli anni ’50 e ’60, indotta dalle estrazioni di metano, con punte di tre metri e mezzo. Dopo la più violenta alluvione degli ultimi cinquant’anni, patita lo scorso novembre. Dopo il terremoto in Alto Polesine, con scossa di magnitudo 4.7 del 17 luglio scorso e altre a seguire, converrebbe dire: “Ne abbiamo già abbastanza”». Ma la contrarietà del primo cittadino padovano non si nutre solo del timore per la subsidenza. Lo stop ai sondaggi in profondità ha ragioni più ampie e profonde. «Il coro del dissenso – scrive – si è levato di fronte al pericolo che le estrazioni stravolgano l’assetto naturale dei suoli, delle acqua, dell’attività agricola e dell’intero sistema economico-produttivo del basso Veneto. Inoltre, la preoccupazione è che un distretto del petrolio a cavallo tra Adige e Po dia il colpo di grazia all’economia di un territorio già depresso. E’ già capitato in Basilicata, nella val D’Agri, dove la coltivazione del più grande giacimento petrolifero d’Europa, in terraferma, ha coinciso con una irreversibile crisi dei settori agricolo e turistico, spingendo molte famiglie, in particolare i giovani, a emigrare dalla regione ». Ma c’è anche una seconda questione, legata all’iter delle autorizzazioni per le verifiche sul territorio e alla frammentazione dei soggetti istituzionali chiamati a concederle, che preoccupa i comuni potenzialmente interessati dall’operazione di Aleanna Resources. Alle regioni, appunto con le commissioni Via, spetta il si ai primi sondaggi esplorativi. Sulle richieste successive – pozzi esplorativi, quindi coltivazione di un eventuale giacimento – l’ultima parola è del ministero per lo Sviluppo economico. Insomma, si rischia di aprire una porta senza avere la maniglia per poterla poi chiudere. Mercoledì, in ogni caso, si decide.

R.Piv.
01 agosto 2011

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