Blog — 07 Gennaio 2011
A 61 anni dall’eccidio delle Fonderie, i diritti anche oggi sono compressi e calpestati. Ridare Dignità al Lavoro e Rappresentanza alle lavoratrici ed ai lavoratori.
Domenica 9 gennaio è organizzato un presidio per ricordare i 6 operai delle Fonderie modenesi uccisi dalla Polizia 61 anni fa. Sarà importante essere in tanti, perché la memoria è ingrediente fondamentale nella costruzione di “Futuro”. L’appuntamento è per le 8.30 presso il cippo commemorativo di Via Ciro Menotti (sotto il cavalcavia, a fianco delle ex-Fonderie).

Testo del volantino
Il 9 gennaio del 1950 vennero uccisi, dalla Polizia, 6 operai (e oltre 200 feriti) davanti alle Fonderie di Modena, durante una manifestazione contro la serrata della fabbrica, contro i licenziamenti, contro l’eliminazione della commissione interna dal luogo di lavoro. Sinistra Ecologia Libertà Modena rinnova condanna e sdegno verso quella inaudita violenza, ricorda con affetto i lavoratori uccisi, esprime il massimo impegno e una ferma determinazione affinché i temi del lavoro e dell’occupazione – con al centro la stella polare della lotta sistematica alla precarietà – assumano un ruolo centrale nelle politiche delle istituzioni e nelle costruzione di iniziative diffuse tra la società.
Dopo la repressione degli Anni Cinquanta, il movimento sindacale confederale unitario seppe conquistare nuovi diritti e migliori condizioni di lavoro per le lavoratrici ed i lavoratori italiani, confermando e sviluppando l’ispirazione unitaria in una azione che allo stesso tempo avesse a cuore il miglioramento delle condizioni di lavoro, il ruolo democratico del sindacato, lo sviluppo civile dell’intero Paese verso obiettivi di eguaglianza e di solidarietà.
Oggi tutto ciò è drammaticamente in discussione. E’ in discussione per iniziativa della Fiat – ma non soltanto perché, a partire dalle sue azioni, ci si avvia verso una modifica profonda del sistema di relazioni industriali e sindacali – quando negli stabilimenti di Pomigliano d’Arco e Mirafiori si afferma la distruzione del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, il netto peggioramento della vita lavorativa delle persone e, soprattutto, la logica che chi non obbedisce alle nuove regole dell’azienda può essere licenziato. Fiat afferma inoltre che, in alcune circostanze, è sospeso il diritto di sciopero e che le lavoratrici ed i lavoratori non sono più liberi di eleggersi le proprie rappresentanze; si passa, in sostanza, da un sistema di rappresentanza dal basso verso le organizzazioni sindacali ad un sistema in cui sono le organizzazioni a designare i rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori. Ovviamente le organizzazioni, come la Fiom-Cgil, che non accettano le regole imposte dalla Fiat sono escluse dall’esercitare il loro diritto di rappresentare i propri iscritti. E questo è semplicemente vergognoso.
Ma oggi tutto ciò è drammaticamente in discussione anche in seguito ad una azione di Governo che non solo inneggia verso il comportamento della Fiat, ma mette in campo una risposta alla crisi dello stesso segno politico e culturale. I tagli alla Scuola, all’Università e alla Ricerca, la conferma della precarizzazione a vita del Lavoro, la crescente concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi, l’evasione fiscale, le inaccettabili diseguaglianze sociali certificate da Bankitalia, un terreno favorevole alla corruzione diffuso nella società ed il prepotente riemergere della questione morale, dimostrano come si approfitti della crisi economico-finanziaria per creare i presupposti di una società autoritaria fondata sulla ignoranza e sulla povertà. D’altro canto, la discussione politica nel nostro Paese non sta dimostrando di avere compreso la strutturalità di questa crisi e la necessità di un’interrogazione radicale su chi e cosa l’abbia generata. Infatti il dibattito politico è caratterizzato dall’attenzione spasmodica verso le alleanze e dall’interesse di bottega delle forze politiche piuttosto che verso la costruzione di una Alternativa, reale e partecipata, alle politiche neo-liberiste del Governo di centro-destra.
Queste sono le principali questioni che Sinistra Ecologia Libertà Modena intende riproporre all’attenzione di tutti coloro che, ricordando oggi con estrema gratitudine i caduti del 9 gennaio di 61 anni fa, confermano il bisogno di impegno civile per una società più giusta, più libera e più democratica.
A 61 anni dall’eccidio delle Fonderie, i diritti anche oggi sono compressi e calpestati. Ridare Dignità al Lavoro e Rappresentanza alle lavoratrici ed ai lavoratori.

Written by admin on 06 gennaio 2011
Domenica 9 gennaio è organizzato un presidio per ricordare i 6 operai delle Fonderie modenesi uccisi dalla Polizia 61 anni fa. Sarà importante essere in tanti, perché la memoria è ingrediente fondamentale nella costruzione di “Futuro”. L’appuntamento è per le 8.30 presso il cippo commemorativo di Via Ciro Menotti (sotto il cavalcavia, a fianco delle ex-Fonderie).
Testo del volantino
Il 9 gennaio del 1950 vennero uccisi, dalla Polizia, 6 operai (e oltre 200 feriti) davanti alle Fonderie di Modena, durante una manifestazione contro la serrata della fabbrica, contro i licenziamenti, contro l’eliminazione della commissione interna dal luogo di lavoro. Sinistra Ecologia Libertà Modena rinnova condanna e sdegno verso quella inaudita violenza, ricorda con affetto i lavoratori uccisi, esprime il massimo impegno e una ferma determinazione affinché i temi del lavoro e dell’occupazione – con al centro la stella polare della lotta sistematica alla precarietà – assumano un ruolo centrale nelle politiche delle istituzioni e nelle costruzione di iniziative diffuse tra la società.
Dopo la repressione degli Anni Cinquanta, il movimento sindacale confederale unitario seppe conquistare nuovi diritti e migliori condizioni di lavoro per le lavoratrici ed i lavoratori italiani, confermando e sviluppando l’ispirazione unitaria in una azione che allo stesso tempo avesse a cuore il miglioramento delle condizioni di lavoro, il ruolo democratico del sindacato, lo sviluppo civile dell’intero Paese verso obiettivi di eguaglianza e di solidarietà.
Oggi tutto ciò è drammaticamente in discussione. E’ in discussione per iniziativa della Fiat – ma non soltanto perché, a partire dalle sue azioni, ci si avvia verso una modifica profonda del sistema di relazioni industriali e sindacali – quando negli stabilimenti di Pomigliano d’Arco e Mirafiori si afferma la distruzione del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, il netto peggioramento della vita lavorativa delle persone e, soprattutto, la logica che chi non obbedisce alle nuove regole dell’azienda può essere licenziato. Fiat afferma inoltre che, in alcune circostanze, è sospeso il diritto di sciopero e che le lavoratrici ed i lavoratori non sono più liberi di eleggersi le proprie rappresentanze; si passa, in sostanza, da un sistema di rappresentanza dal basso verso le organizzazioni sindacali ad un sistema in cui sono le organizzazioni a designare i rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori. Ovviamente le organizzazioni, come la Fiom-Cgil, che non accettano le regole imposte dalla Fiat sono escluse dall’esercitare il loro diritto di rappresentare i propri iscritti. E questo è semplicemente vergognoso.
Ma oggi tutto ciò è drammaticamente in discussione anche in seguito ad una azione di Governo che non solo inneggia verso il comportamento della Fiat, ma mette in campo una risposta alla crisi dello stesso segno politico e culturale. I tagli alla Scuola, all’Università e alla Ricerca, la conferma della precarizzazione a vita del Lavoro, la crescente concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi, l’evasione fiscale, le inaccettabili diseguaglianze sociali certificate da Bankitalia, un terreno favorevole alla corruzione diffuso nella società ed il prepotente riemergere della questione morale, dimostrano come si approfitti della crisi economico-finanziaria per creare i presupposti di una società autoritaria fondata sulla ignoranza e sulla povertà. D’altro canto, la discussione politica nel nostro Paese non sta dimostrando di avere compreso la strutturalità di questa crisi e la necessità di un’interrogazione radicale su chi e cosa l’abbia generata. Infatti il dibattito politico è caratterizzato dall’attenzione spasmodica verso le alleanze e dall’interesse di bottega delle forze politiche piuttosto che verso la costruzione di una Alternativa, reale e partecipata, alle politiche neo-liberiste del Governo di centro-destra.
Queste sono le principali questioni che Sinistra Ecologia Libertà Modena intende riproporre all’attenzione di tutti coloro che, ricordando oggi con estrema gratitudine i caduti del 9 gennaio di 61 anni fa, confermano il bisogno di impegno civile per una società più giusta, più libera e più democratica.
Sinistra Ecologia Libertà – Federazione di Modena

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