http://gazzettadimodena.gelocal.it/cronaca/2012/05/26/news/il-sismologo-avverte-abituatevi-a-l-aquila-scosse-per-un-anno-1.5158579
Il sismologo avverte: «Abituatevi, a L’Aquila scosse per un anno»
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Nessuno si abitua alle scosse. Neanche se ce lo dice un sismologo. Anche perché ieri, quando sembrava che lo sciame sismico potesse assestarsi su livelli, diciamo così, accettabili, è arrivato l’ennesimo episodio che ha toccato magnitudo 4 della scala Richter. E la paura è tornata.
Ieri altre 33 scosse, la più forte alle 15.14, ma già alle 12.31 un’altro episodio aveva raggiunto i 3,9 della scala Richter, facendo evacuare anche alcune scuole, soprattutto in città. A proposito di esperti, Antonio Piersanti, direttore della sezione sismologia e tettonofisica dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, ieri ha parlato con l’agenzia Ansa del terremoto che ha colpito Finale Emilia e la Bassa modenese. «C’è un solo modo per aiutare le persone a non aver paura – ha detto Piersanti – imparare a considerarlo come un evento che può manifestarsi quotidianamente. Fino a quando le persone non assimileranno l’idea del terremoto, e impareranno a conviverci attraverso la prevenzione e la cura delle qualità delle costruzioni, ne avranno sempre paura».
Un po’ difficile, soprattutto in questi giorni. Piersanti invita a non considerare un «cataclisma eccezionale» quanto è avvenuto in Emilia Romagna: «In Italia – ha detto – un sisma di quelle proporzioni può accadere tutti i giorni visto che la nostra penisola si trova al confine tra le due macroplacche, l’africana e l’euroasiatica che si stanno scontrando».
Il continuo rilascio di energia, dopo il sisma di magnitudo 6 avvenuto il 20 maggio, con scosse di intensità variabile rientrano, secondo Piersanti «nella normalità». Un evento principale, come quello del 20 maggio, dà origine a una sismicità molto ricca. All’Aquila è durata ben più di un anno».
E se è vero che i terremoti sono imprevedibili, è altrettanto vero che sono soggetti a un’analisi statistica: «È improbabile – ha aggiunto Piersanti – anche se non impossibile che si possa avere nella zona di Finale Emilia una scossa più forte di quella che ha generato l’evento». Affrontare comunque eventi come questi, per chi non è esperto, per chi interpreta il terremoto come una catastrofe inaspettata è sempre un problema «ma si può fare: con le costruzioni antisismiche, con le regole di sicurezza ma soprattutto col pensare che il terremoto non è un fenomeno anormale ma la dimostrazione che la terra ha una sua attività interna e in ultima analisi è viva».
Ieri per gli studiosi è stata anche una giornata di numeri. Dopo il terremoto in Emilia Romagna si è avuto un sollevamento della crosta terreste che ha toccato un picco di 15 centimetri nella Pianura Padana. È quanto hanno rilevato l’Asi Agenzia Spaziale Italiana, il Cnr-Irea Consiglio nazionale delle ricerche-Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente e l’Ingv Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Questi istituti sono stati coinvolti nell’emergenza post terremoto dal dipartimento della Protezione civile, fin dalle primissime ore dopo il sisma, per la programmazione di nuove acquisizioni radar dai satelliti della costellazione Cosmo-SkyMed al fine di disporre, in tempi molto rapidi, di informazioni circa la deformazione crostale connessa alle scosse sismiche di maggiore energia: tipo di deformazione, entità ed estensione del territorio interessato. «Grazie alle informazioni satellitari – spiegano i ricercatori – è stato possibile completare il quadro della situazione dell’area colpita dal sisma. Per una parte dell’area studiata si è evidenziato che si è avuto un sollevamento il cui valore massimo è pari a circa 15 centimetri. Questi dati concordano con quelli sismologici». Una delle più importanti capacità dei sistemi radar per l’osservazione della Terra è quella di funzionare giorno e notte e in qualsiasi condizione atmosferica. Questa caratteristica, data la densa copertura nuvolosa che ha interessato la zona durante i primi giorni dell’emergenza, si è rilevata di particolare importanza: l’informazione radar è risultata l’unica capace di fornire, in tempi brevissimi, un quadro d’insieme della situazione, non rilevabile con le metodologie ottiche standard. Mediante una tecnica denominata Interferometria Differenziale è possibile misurare spostamenti del terreno, anche dell’ordine dei centimetri, utilizzando immagini radar acquisite prima e dopo un evento sismico. L’ultima acquisizione dei satelliti Cosmo-SkyMed sulla zona interessata dal sisma è avvenuta la sera del 19 maggio, poche ore prima dell’evento. Per poter calcolare la deformazione del suolo è necessario attendere che uno dei satelliti ripassi esattamente sulla stessa orbita. L’Agenzia spaziale italiana ha immediatamente predisposto l’acquisizione del primo passaggio utile post-terremoto, avvenuto nella serata del 23 maggio. Da lì è bastato un calcolo, tanto semplice quanto impressionante.
Davide Berti
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