Articoli — 09 Agosto 2025

LA STRANA TESTA DELLA DAMA CON L’ERMELLINO OSSIA LA BELLEZZA DELL’IMPERFEZIONE
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9 agosto 2025  by L’Age d’Or – NUOVA SERIE
RIVISTA ONLINE DI CULTURA – ANNO VI
NUMERO LUGLIO-AGOSTO-SETTEMBRE 2025

La strana testa della “Dama con l’ermellino” ossia la bellezza dell’imperfezione

di Nadia Cavalera

Ogni volta che mi capita di pensarci, come adesso, avendo appena sistemato in archivio le foto del giro in Polonia, dove, a Cracovia, ho avuto il piacere di contemplarlo da vicino, il dipinto La dama con l’ermellino mi inquieta, non mi dà pace.

E no, non è questione di sindrome di Stendhal – ho visto tanta arte e in parte l’ho realizzata che ne sono ampiamente immunizzata. Si tratta piuttosto di una sorta di impellente curiosità, che, non soddisfatta, genera in me un prurito mentale fastidioso. Per tacitarlo, devo parlarne. Fare chiarimenti.

E non per l’identità della giovanissima donna rappresentata (una tal Cecilia Gallerani), né per i suoi legami amorosi col committente del quadro (pare Ludovico Sforza detto il Moro). Soprassiedo anche ad alcune disarmonie del corpo (una spalla eccessivamente spiovente, una mano troppo grande, dalle dita lunghe e adunche), e mi va bene anche la non corrispondenza della bestiolina con quanto riportato nel titolo, sicuramente postumo (l’ermellino sembra più un furetto, e forse volutamente, perché alludesse ma non troppo all’ermellino nell’emblema araldico del Moro).

Ciò che proprio non capisco e su cui vorrei indagare è l’acconciatura della fanciulla. Bellissima questa, per carità, viva, pensosa, attraversata da un’intelligenza rarefatta, perfetta nei lineamenti e che batte, per me, anche Monna Lisa. Straordinariamente innovativa anche la sua postura. Ma che le è successo in testa?

Secondo la moda del tempo, i capelli andavano divisi da una scriminatura centrale in due bande che, incorniciando il viso, all’altezza degli zigomi viravano indietro e venivano raccolti sulla nuca, in un coazzone. Spesso dal mezzo di ognuna di queste bande, sulla guancia, spuntavano fuori due riccioli civettuoli.Questa moda è ampiamente documentata. Valga per tutte il busto di Beatrice d’Este fanciulla, o la miniatura del 28 gennaio 1494 contenuta nel diploma di infeudamento (oggi alla British Library) che Ludovico Sforza le conferisce. La pettinatura è inequivocabile. Persino in La Belle Ferronnière, altro celebre ritratto leonardesco (datato tra il 1490 e il 1497, di poco successivo alla Dama con l’ermellino, databile al 1488-1490), troviamo la stessa struttura: bande lisce, capelli raccolti, nulla fuori posto.

Ora, osserviamo, invece, la giovanissima fanciulla (16 anni appena) che ci interessa. I capelli divisi in due bande ci sono, il velo trasparente (tant’è che fa vedere bene la fronte), bordato d’ oro e che arriva sino alle sopracciglia, c’è. Il nastrino nero che lo trattiene perché non scivoli via e mantenga il coazzone, c’è. Solo che il velo che dovrebbe andare sopra l’acconciatura onde evitare che si scomponga, stranamente cambia traiettoria, s’imbuca sotto la banda destra dei capelli (per andare dove?), che invece di raccogliersi sulla nuca le contornano il viso sino ad arrivare sotto il mento (per legarsi come?).

Ma no, che dici, si tratta di una cuffia, qualcuno potrebbe obiettare (e in qualche critica si parla di cuffia). Va bene, è una cuffia, e come mai questa cuffia, trasparente sulla fronte tanto da far vedere la scriminatura, poi improvvisamente diventa opaca sulla gota e ne copre l’incarnato?

Ecco, è questa cuffietta cangiante, da nuotatrice, stile olimpionico, che non riesco a documentare (mea culpa) nella moda milanese dell’epoca, e che non mi pare abbia alcuna coerenza iconografica, nessun corrispettivo, ecco è proprio questa cuffietta che mi colpisce, ingenerando il sospetto che non riesco a fugare.


 

 

 

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