“Per salvarci dobbiamo raggrupparci. Come le dita di una stessa mano. Come le anatre di uno stesso stormo. Tecnologia del volo collettivo. La prima anatra si lancia e apre la strada alla seconda che indica il percorso alla terza; la spinta della terza fa spiccare il volo alla quarta che trascina la quinta; lo slancio della quinta provoca il volo della sesta che fa coraggio alla settima….. Quando l’anatra esploratrice si stanca, raggiunge la coda dello sciame e lascia il posto ad un’altra che risale alla punta di questa V capovolta che le anatre disegnano in volo. Tutte a turno prenderanno la testa e la coda del gruppo. Nessuna anatra si considera animale super per il fatto che vola davanti, né animale minore se vola in coda.”
Così scriveva a metà degli anni ottanta lo scrittore uruguaiano, Eduardo Galeano in “Memoria del fuoco”, disegnando una metafora bellissima di salvezza per l’uomo che corrisponde appieno all’idea di avanguardia che vado propugnando da tempo. Può prendere l’avvio anche da una sola persona ma per dar luogo ad un gruppo sempre più folto, che garantisca un turnover continuo di energie. In un’alternanza di ruoli vitale.
Per definire l’avanguardia, per me “anticonformista zoccolo duro della inderogabile necessità di cambiamento”, “polimorfico indomito contraltare del mutante capitalismo” in un convegno del 1996 (l’intervento è in Corso Canalchiaro 26), sono ricorsa alla similitudine di “un mare alternativo che ha le sue increspature, le sue ondate, le sue bonacce, i suoi cavalloni più o meno evidenti” per augurarmi alla fine una rovinosa costante tempesta, di benjaminiana memoria. Per una spinta verso un futuro migliore.
Ma mi accorgo ora che l’immagine di Galeano è ancora più calzante e suggestiva, nel richiamo anche di un mio lontano pensée in libertà vigilata (oggi in Superrealisticallegoricamente):
“Caro Aristotele, oggi, con tutto l’inquinamento che c’è, una sola rondine, tutt’al più gravida, non solo può ma deve far primavera (: Proserpina coglieva il suo primo narciso, quando Plutone spuntò improvviso, disse Core e la inabissò nell’Ade)”.
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