Blog — 31 Agosto 2013

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Trivellazioni: Piero Angela non lo sa?
di Maria Rita D’Orsogna | 31 agosto 2013

La democrazia non può basarsi sull’ignoranza dei problemi, perché uno dei suoi grandi obiettivi è proprio quello di rendere i cittadini responsabili e consapevoli, in modo che possano esercitare i loro diritti utilizzando meglio la loro capacità di capire.
Piero Angela, Viaggi nella scienza

Nel 2006, Piero Angela scrisse un libro che si intitolava “La sfida del secolo” in cui sosteneva che era imperativo cercare nuove fonti energetiche visto che quelle esistenti – petrolio e gas – sono in “via d’estinzione” – parole non mie. Parlava del picco del petrolio, e diceva che occorre

1. puntare sulle energie rinnovabili, “ma senza pretendere troppo”;
2. non immettere nell’ambiente inquinanti che superino la sua capacità di assorbirli;
3. non aumentare l’uso delle risorse non rinnovabili;
4. puntare sulla ricerca scientifica per migliorare l’efficienza energetica ed evitare gli sprechi inutili;
5. diminuire drasticamente le emissioni di sostanze inquinanti, anche a costo di qualche sacrificio;
6. impegnarsi affinché i paesi in via di sviluppo non ripetano le stesse fasi inquinanti del nostro sviluppo occidentale.

Da allora devono essere cambiate tante cose.

In tempi più recenti infatti il Piero nazionale ha cambiato rotta sull’uso delle fonti fossili e dei problemi che comportano. Nel 2010 infatti compare uno dei primi servizi sullo shale gas a Superquark e su questa “nuova tecnologia” che “ha moltiplicato i giacimenti di gas naturale sfruttabili”. Dei sei punti di cui sopra, nessuna traccia.

Quest’anno Superquark ci riprova. Nella puntata dell’8 agosto 2013 Piero Angela prima e Lorenzo Pinna dopo infatti ci parlano del gas non-convenzionale da scisti nel North Dakota come della manna scesa dal cielo. Tutto quello che si dice è asettico, perfetto, esente da problemi.

La “scienza e la tecnologia” che risolvono tutti i problemi energetici, addirituttura “ribaltando la situazione” e prospettando l’indipendenza energetica per gli Usa. Nel servizio non c’è traccia alcuna di tutti gli effetti negativi del fracking sull’ambiente, sulle comunità, sugli enormi volumi d’acqua impiegati, sul fatto che questa acqua torni a madre natura inquinata da sostanze chimiche più o meno cancerogene e tossiche, sul fatto che la gente veda acqua marroncino uscire dai rubinetto di casa dopo il fracking, o su dove e come smaltire gli scarti di trivellazione.

Niente. Si parla solo di pompe, fratturazione, sabbia, e di eventi “complessi”. Mai di inquinanti. Forse Piero Angela non lo sa, ma studio dopo studio mostrano, per esempio, la presenza di elevate concentrazioni di arsenico, stronzio, selenio, metano, etano e propano in varie localita’ da fracking, in alcuni casi anche 18 volte piu’ di quanto accettabile.

Addirittura in Texas c’è una città dove l’acqua di falda è finita a causa del pompaggio eccessivo di acqua per il fracking.

E i problemi alla salute di chi, specie i bambini, vivono vicino alle trivelle o al gas che viene bruciato? E gli effetti sul bestiame? Sull’agricoltura? E la sismicità indotta? Eppure ci sono molti articoli, anche su Science che ne parlano. Non legge Science Piero Angela?

In Arkansas dopo l’arrivo del fracking ci sono stati la bellezza di 1000 terremoti nell’arco di due anni, in zona prima asismica e di grado anche 4.7 Richter. C’è addirituttura una causa in corso per sismicita’ indotta. E magari se quelli di Superquark avessero voluto guardare un po piu in dettaglio del mezzo minuto dedicato a Williston, avrebbero scoperto mille altri problemi sociali.

Ecco qui, come si vive a Williston, la capitale del fracking del North Dakota. L’ho conosciuta una ragazza di lì. Quasi ci piangeva a ricordare come era la sua città prima che venissero quelli delle trivelle. E poi perché si intervistano solo i petrolieri del North Dakota e Massimo Nicolazzi ex dipendente Agip-Eni e non i residenti del North Dakota?

E non vogliamo parlare dell’attivismo degli americani? Del milione di lettere arrivate ad Obama contro il fracking? Del fatto che lo stato di New York abbia una moratoria contro il fracking da circa 5 anni?

Tutte queste cose non sono di interesse al pubblico di Superquark? Come si fa a preparare una puntata sul fracking e non imbattersi in nessun articolo o documento che parli di nessun problema collegao a questa tecnica? Non è forse compito di un giornalista serio mostrare anche le cose sgradevoli del fracking?

Anche il governo Usa è pro-fracking. Obama non ne fa mistero. Ma questo non impedisce ai giornalisti veri di raccontare la vita di chi con il fracking ci vive ogni giorno. Legga Piero Angela i servizi del New York Times, quelli di PBS, la TV pubblica americana, o di ProPublica, ascolti i reportage di NPR, la radio pubblica USA. E magari vada ad intervistare uno dei residenti di Williston che non lavora per il petrolio.

Forse una volta guardare Superquark avrebbe insegnato qualcosa a noi cittadini, ci avrebbe resi “responsabili e consapevoli” e ci avrebbe “aiutato ad esercitare” i nostri diritti utilizzando meglio la nostra “capacità di capire”. Una volta, forse. Non certo la sera dell’8 agosto 2013.

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