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Sono qui da 22 anni e non era mai accaduto: la festa del Patrono di Modena, San Geminiano, sotto la neve (una vera bufera: fiocchi enormi e intensi).
Tutto procederà normalmente. Su Corso Canalchiaro, piazza Grande e la parte di via Emilia relativa al centro storico già dall’alba sono state sistemate le tradizionali bancarelle, per la fiera. Ora le campane suonano a raccolta per la messa dlle 9; per l’aria i primi odori misti di piadine e croccanti. Tra poco le strade saranno invase per i giri di rito. D’obbligo la visita al Duomo, dove sono esposte le reliquie del Santo (n.c.).
Per chi volesse saperne di più sul Santo, qui di seguito una nota di GIUSEPPE RUSSO
Non è possibile stabilire con esattezza la data del suo episcopato. Gli studi piú recenti lo collocano tra il 342-44 e il 396 ca. E’ ritenuto originario del territorio modenese e probabilmente di famiglia romana, come indica il suo nome.
La tradizione ci dice che fu diacono del vescovo Antonio a cui successe per unanime designazione dei suoi concittadini, e che per sottrarsi al gravissimo compito, fuggi da Modena, ma ben presto raggiunto, dovette piegarsi al volere divino.
Il suo governo, sempre secondo la tradizione, fu particolarmente fecondo: la conversione totale della città al Cristianesimo e la consacrazione dei templi pagani al nuovo culto. Queste notizie trovano conferma nelle condizioni generali del tempo; è proprio infatti nel sec. IV, che si realizza quella maturazione ambientale che rese il Cristianesimo preminente sul paganesimo, e che determinò Teodosio I a proclamare il Cristianesimo religione ufficiale dell’impero e a bandire il culto pagano.
Geminiano ci è presentato come uomo di molta preghiera e pietà, inoltre è ricordato il suo potere sui demoni, ed è per questo che la fama della sua santità ne portò il nome fino alla corte di Costantinopoli, dove si recò per ridonare la salute alla figlia dell’imperatore Gioviano. Episodio da ritenersi leggendario perché facilmente ricorrente nella vita di altri santi del tempo. Cosí pure deve ritenersi leggendaria la presenza di s. Severo di Ravenna ai funerali di Geminiano, come riferito nel Liber Pontificalis di Agnello di Ravenna.
Con ogni probabilità il patrono di Modena è il vescovo Geminiano che nel 390 fu presente al concilio dei vescovi dell’Italia settentrionale, presieduto da s. Ambrogio per condannare l’eretico Gioviniano. Nella lettera sinodale di s. Ambrogio a papa Siricio tra le sottoscrizioni dei vescovi si legge: “ex jussu Domini Episcopi Geminiani, ipso praesente, Aper presbiter subscripsi”.
I dubbi sorti, che il Geminiano presente a Milano nel 390 fosse il vescovo di Alba, possono dirsi superati dopo gli ultimi studi del Promis, del De Rossi, del Savio e del Lanzoni, che non conoscono nessun vescovo di questo nome ad Alba in quel tempo.
La ricognizione delle sue reliquie, compiuta nel 1955, ha permesso di constatare che il sarcofago, che attualmente le contiene, è certamente quello in cui originariamente è stato deposto il corpo del santo dopo la sua morte. Infatti questo sarcofago presenta tutte le caratteristiche e rispecchia tutte le condizioni di decadenza della fine del IV sec. a cui accenna s. Ambrogio, nella lettera ad Faustinum, descrivendo lo stato di miserevole abbandono, in cui si trovano le già fiorenti città dell’Emilia, tra cui Mutina, da lui visitate. E’ in mezzo a tanta desolazione che si manifesta la grandezza di Geminiano ed è proprio questo il motivo fondamentale del piú che millenario culto verso di lui e delle espressioni appassionate dell’antica liturgia modenese che lo invoca a difensore contro le avversità: a qui nos ab errore duxit ad rectum tramitem, habeamus defensorem contra cunctam adversariam potestatem”.
La Relatio translationis S. Giminiani, manoscritto del sec. XII, conservato nell’Archivio capitolare, descrive la traslazione e la ricognizione del corpo di s. Geminiano avvenute rispettivamente il 30 aprile ed il 7 ottobre 1106, alla presenza di papa Pasquale II, Matilde di Canossa e di tutta la cittadinanza modenese. Dopo questa del 1106 segue un’altra ricognizione per opera di Lucio III, il 12 luglio 1184, quando, in viaggio per Verona, si fermò a Modena per consacrarvi il duomo. La bellissima iscrizione sulla parete esterna del duomo testimonia il fervore con cui fu accolto il pontefice e la vivissima fede e devozione verso il santo patrono. Dopo il 1184 nessun’altra ricognizione fu compiuta fino al 1955 e ciò si deduce non solo dal silenzio delle cronache sull’argomento, ma anche dagli oggetti ritrovati nel sarcofago: due piccole croci d’argento, un anello e ca. settanta monete d’argento dell’epoca comunale di data anteriore al 1184, con l’esclusione di qualsiasi moneta modenese in circolazione solo dopo il 1200, argomento piú che sufficiente per concludere che la ricognizione del 1955 ha come sua precedente solo quella del 17 luglio 1184.
Tutta la storia modenese è permeata del ricordo di s. G. I piú antichi documenti dell’Archivio capitolare fanno continua menzione della Ecclesia s. Geminiani, il duomò di Modena nel rifacimento iniziato nel 1099 è la Domus clari Geminiani, il sigillo antico della comunità modenese e dell’Università portano l’immagine sua e cosí pure nelle monete modenesi costantemente viene efEigiato il santo patrono. La devozione non è solo diffusa nel modenese ma a San Gimignano in Toscana, a Pontremoli ed a Venezia dove sorgeva una chiesa, rifatta dal Sansovino ed ora abbattuta.
La festa si celebra il 31 gennaio, giorno anniversario della depositio, ed il 30 aprile anniversario della traslazione del corpo.
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