LEGGETE e MEDITATE: era o non era tutto preventivato?
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da Repubblica.it
SCUOLA & GIOVANI
Al mosaico di immagini che smonta la versione di comodo fornita dal Viminale sugli scontri di mercoledì scorso a piazza Navona si aggiungono nuovi tasselli. Sono gli scatti della fotoreporter Flavia Fasano pubblicati da Repubblica.it. Le immagini scandiscono con ulteriore precisione la dinamica degli incidenti e, soprattutto, confermano in maniera drammatica attraverso la foto di una professoressa che assiste un giovanissimo alunno ferito alla testa l’iniziale aggressione dei fascisti di Blocco Studentesco ai giovani che hanno cercato di opporre resistenza al loro tentativo di occupare il centro della manifestazione. Già ieri, come raccontato da Repubblica.it, un primo blocco di foto aveva fatto piazza pulita della ricostruzione illustrata alla camera dal sottosegretario all’Interno Nitto Palma, che aveva attribuito tutte le responsabilità delle violenze ai collettivi di sinistra de La Sapienza. Ora si aggiungono la testimonianza di una docente di tedesco e le nuove immagini. La foto mostrano innanzitutto l’arrivo in piazza, in perfetto stile squadrista, della camionetta fascista. Flavia Fasano immortala poi un giovanissimo seduto in terra di spalle: la testa è visibilmente ferita e gli schizzi di sangue imbrattano la t-shirt. Altre immagini documentano l’irruzione, tra calci e cinghie alla mano, dei picchiatori di Blocco Studentesco. Successivamente uno dei capi ricompone le truppe. Poi scatta una nuova carica. L’ultima foto mostra infine i fascisti esultare per la conquista dello spazio. I giovani (uno indossa anche guanti di pelle nera) fanno ancora roteare le cinte in aria.
(1 novembre 2008)
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Pubblichiamo la testimonianza di Elena, professoressa precaria di tedesco. Elena (il cognome ci è noto) era in piazza Navona la mattina degli scontri e ha assistito all’intero svolgimento della contestata vicenda. Sono arrivata a Piazza Navona verso le 10.00. La zona era presieduta da numerosa polizia e altrettanto numerosi carabinieri, Corso Rinascimento era inaccessibile. La piazza era piena di ragazzini intorno ai 15 anni. Moltissimi erano pigiati nella stradina della Corsia Agonale che sta proprio davanti a Palazzo Madama. Sembrava di essere su un autobus all’ora di punta. Mi sono messa tra una panchina di marmo e un lampione, guardando il Senato; davanti a me, di lato a sinistra, il camion dei Cobas, che erano lì come annunciato. Non mi piaceva l’atmosfera, gli slogan che sentivo erano privi della freschezza delle ultime manifestazioni. Alla mia destra vedevo un camioncino bianco che cercava di arrivare proprio alla fine di Corsia Agonale. Sul tetto del camioncino bianco c’erano ragazzi più grandi. Non studenti medi, alcuni sui trenta. Avevano il microfono e molti di loro videocamere. Ricordo perfettamente una biondina, giovanissima, che filmava tutto. Voci rauche e dure. Occhiali a specchio. Dall’altro camion qualcuno improvvisamente ha urlato che stavano caricando. Ho pensato: “La polizia” e ho cercato di calmare le ragazzine che erano intorno a me, dicendo loro di non mettersi a correre, che si sarebbero fatte male. Non mi hanno (giustamente) dato retta e mi hanno scaraventato, cadendomi addosso e in parte calpestandomi, sulla panchina. Liberata dai corpi che mi stavano addosso, mi sono alzata e li ho visti schizzare intorno a me: ragazzi con il viso coperto e scoperto che con cinghie e fibbie di ferro picchiavano chiunque capitasse loro a tiro. Alcuni di loro usavano i caschi. Ho visto un ragazzo a terra preso a pugni e calci da un gruppo. L’ho visto riuscire ad alzarsi e scappare con il sangue che gli colava dal viso, mentre continuavano a prenderlo a cinghiate. Tremavo come una foglia. Ho iniziato a urlare di smetterla. Vicino a me un’altra signora, mia coetanea, chiedeva chi fossero quei picchiatori. Ho urlato: “Ma dov’è la polizia? Stanno picchiando dei bambini!!”. Dopo è tornata una calma strana. Me ne sarei voluta andare, ma vedendo solo sparuti adulti in quella piazza di adolescenti, non me la sentivo: se dal camioncino bianco avessero attaccato di nuovo, almeno un paio di adulti avrebbero dovuto provare a fermarli. Gli aggrediti, soprattutto le ragazzine, avrebbero voluto mandarli via. Ho cercato per quello che potevo di calmarle. Avevo paura, per loro e per me: i ragazzotti del camioncino ci avrebbero massacrati. Così è trascorsa un’ora. Surreale. Dal camioncino bianco venivano slogan pesanti, volgari. Mi chiedevo: “Come è possibile che restino qui, che nessuno faccia nulla?” Davanti a me un via-vai particolare: alcuni signori in giacca e cravatta, cinquantenni, uno dei quali con difficoltà di deambulazione e accompagnato da una signora elegante, in pantaloni, completo scuro, provenendo dalla sinistra della piazza, andavano dai ragazzi del camioncino e parlavano con loro. Il signore e la signora mi saranno passati davanti almeno tre volte. Poi ne sono arrivati una decina, in processione, vestiti sportivi, tra i quaranta e i cinquanta. Avevano walkie-talkie. Hanno parlato con i giovanotti del camioncino bianco e poi se ne sono andati.
Uno studente ferito soccorso da una prof Dopo poco è arrivata un’autombulanza vuota, dalla destra della piazza, che si è messa dietro il camioncino bianco, che piano piano è partito e, superando il camion dei Cobas, se ne è andato, seguito da una trentina di ragazzi che urlavano. Dietro di loro l’autombulanza vuota. Ho pensato: “Finalmente se ne vanno, scortati”. Mi sono diretta verso Corso Vittorio Emanuele per tornare a casa e ho visto arrivare un corteo. In soccorso dei picchiati di prima, ho pensato. Ho urlato: “Quei violenti se ne sono andati!!”. Ma poi da lontano ho visto che non erano stati mandati via del tutto. Erano stati solo spostati dall’altro lato della piazza. Cosa è successo dopo è noto. Mi chiedo: – Come è stato possibile che in Piazza Navona, piena di ragazzini e ragazzine pacifiche, sia un camioncino pieno di bastoni e spranghe? Perché la polizia che pure aveva blindato la zona non ha controllato? – Perché le forze dell’ordine non sono intervenute mentre degli adolescenti inermi venivano picchiati da energumeni con cinghie e caschi? – Chi era il signore in giacca e cravatta con un evidente problema di deambulazione, accompagnato da signora in completo scuro, che più volte e per lungo tempo si è intrattenuto con i giovani del camioncino bianco? – Chi erano gli altri signori, vestiti sempre con giacca e cravatta, che pure hanno conversato con loro? – Chi erano i signori con i walkie-talkie? – Perché è stata mandata un’autombulanza in piazza per scortare il camioncino bianco e i giovani che stavano nelle sue immediate vicinanze, ma alla fine non è stato fatto uscire del tutto?
(1 novembre 2008)
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