50 domande su Rivara
- Chi è Independent Gas Management?
Independent Gas Management srl è una società interamente posseduta da Independent Resources plc, quotata alla Borsa di Londra. È stata fondata il 6 giugno 2002 per sviluppare e gestire siti di stoccaggio di gas naturale. È una società che vanta un’esperienza all’avanguardia nelle tecnologie di confinamento geologico dei gas e della CO2, con progetti che la vedono collaborare con le principali organizzazioni di ricerca pubbliche e private. Attualmente vanta alcune concessioni
- Perché una nuova Società?
Per sviluppare, costruire e gestire lo stoccaggio di gas naturale di Rivara. ERG Rivara Storage è posseduta al 15% da ERG Power & Gas e all’85% da Independent Gas Management. Alla nuova società è stata trasferita la titolarità dell’istanza per la realizzazione e la gestione dello stoccaggio gas di Rivara.
- Perché Independent Gas Management ha stretto un accordo con ERG?
L’esperienza di ERG Power & Gas, un’azienda italiana tra le più grandi in Europa nel settore dell’energia, è una garanzia della sicurezza della tecnologia adottata e della maggiore attenzione all’ambiente. La presenza di ERG tra i soci è poi un’ulteriore garanzia di come le intenzioni di ERS siano quelle non solo di costruire lo stoccaggio ma di gestirlo per tutto il suo ciclo di vita. Per ERG infatti l’investimento nello stoccaggio di Rivara significa una diversificazione importante delle sue attività e si integra con il progetto di un rigassificatore in Sicilia.
- Quali vantaggi porta la ERG al progetto?
La partecipazione di ERG ci permette di dare maggiori garanzie sull’affidabilità e la bontà del progetto, dimostrandone la sua validità. Inoltre avere come partner una delle più importanti società italiane che operano nel settore dell’energia, ci aiuterà a realizzare nel modo migliore lo stoccaggio di Rivara.
- Quale ruolo riveste Independent Resources?
Independent Resources è la società che controlla e coordina due società operative di diritto italiano. Independent Gas Management, che sviluppa e gestisce siti di stoccaggio di gas naturale e Independent Energy Solutions, che opera nel settore della ricerca di fonti energetiche rinnovabili e stoccaggio di CO2.
- Qual è il ruolo dei fondi pensione?
La Società ha 150 azionisti, tra cui individui singoli e fondi di investimento. Questi ultimi sono intermediari finanziari che raccolgono il denaro di singoli risparmiatori. Proprio per tutelate i piccoli risparmiatori che rappresentano, i fondi hanno i migliori analisti finanziari sul mercato e sono governate da regole di trasparenza e di garanzia molto severe. Questi analisti hanno visto nel progetto di Rivara una buona opportunità di investimento e hanno deciso di investirci pienamente consapevoli fin dall’inizio che la fase di accertamento potesse non confermare la sua fattibilità
- Avete comunicato notizie false alla Borsa di Londra?
Assolutamente no. La Borsa di Londra prevede report periodici per informare la comunità finanziaria e gli investitori sulle evoluzioni del progetto e gli iter burocratici. Tutte le nostre comunicazioni sono comunque sempre verificate da un organismo di controllo nominato dall’autorità di Borsa.
Siamo imprenditori che hanno deciso di investire in un settore lontano dai rischi della speculazione. Infatti, lo stoccaggio di gas in Italia è un’attività regolata le cui tariffe sono determinate anno per anno dallo Stato attraverso l’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas. Un’attività quindi che non da forti guadagni, ma un rendimento sicuro e stabile nel tempo.
La legge, inoltre, impedisce al gestore di uno stoccaggio di operare nel settore della vendita del gas. Il metano stoccato a Rivara non potrà dunque essere di nostra proprietà ma dei tanti clienti che ci “affitteranno” lo spazio.
- In che cosa consiste il progetto di Rivara?
Nella realizzazione di uno stoccaggio di gas naturale in un acquifero profondo nel sottosuolo di Rivara, dove si trova una struttura carbonatica con le caratteristiche tecniche e di sicurezza perfette. È solida e robusta, ha “crepe” naturali che ospiteranno il gas, è sigillata da uno strato di argille sovrapressionate che ne garantiscono la completa tenuta. Gli studi di Schlumberger, dell’Università La Sapienza di Roma e del CNR escludono che lo stoccaggio modifichi la sismicità della zona, L’università di Bologna e il Prof. Carlo Gorgoni escludono qualsiasi linea di comunicazione tra la superficie e la geologia profonda. La stessa profondità, 2.500 metri sotto il livello del mare, è un altro fattore di sicurezza.
Il progetto prevede due fasi di cui la prima della durata di 12 mesi e con un costo di 20 milioni di euro avrà l’obiettivo di confermare l’assoluta fattibilità e sicurezza dello stoccaggio. Se così non fosse sarà la stessa società a decidere di non investire nella costruzione dello stoccaggio.
- Perché avete scelto uno stoccaggio in acquifero e non uno esaurito?
Tra i diversi sistemi di stoccaggio, cioè cavità saline, giacimenti esauriti, acquiferi in sabbioso ed acquiferi in calcare fratturato, ERG Rivara Storage ha scelto di utilizzare quest’ultima soluzione per i suoi vantaggi, anche ambientali:
- è utilizzata senza problemi da decenni in tutto il mondo,
- evita problemi di subsidenza dovuti alla compattazione dei giacimenti sabbiosi;
- la robustezza del serbatoio e la presenza dell’acquifero garantiscono una capacità di erogazione costante per tutta la stagione;
- riduce l’impiego di Cushion Gas (una risorsa che altrimenti andrebbe sprecata i cui costi sarebbero a carico del sistema e quindi degli utenti finali);
- l’ambiente in cui si stocca il gas è più pulito: si evitano quindi operazioni di pulizia del metano estratto con i conseguenti impatti ambientali;
- è possibile realizzare infrastrutture più capaci, quindi con minore impatto ambientale (costi ed impatto ambientale per ogni metro cubo di gas stoccato decisamente inferiori alla media).
- Perché avete scelto Rivara?
ERG Rivara Storage ha esaminato tutti gli acquiferi italiani, comparandone caratteristiche e pregi. Quella di Rivara è risultata essere la migliore e la più sicura.
- È robusta e le sue fessure naturali garantiscono un’alta permeabilità;
- la roccia serbatoio (reservoir) è capace di ospitare una quantità di gas sufficientemente alta per rispondere alle esigenze del mercato;
- la grande profondità è un ulteriore indice della sua sicurezza: è il peso enorme di 2,5 chilometri di rocce ed argille a confinare il gas in maniera sicura ed affidabile;
- è in un’area debolmente sismica: lo stoccaggio non influisce sulla sismicità attesa. Un terremoto non causerà nessun danno;
- ha una geometria definita con uno “spill point” (il punto alla base della roccia serbatoio al di sotto del quale i gas stoccato uscirebbe disperdendosi) molto al di sotto della quota di stoccaggio del metano, quindi molto sicura;
- ha una roccia di copertura solida e costituita da uno strato spesso 1.700 metri caratterizzato da sovrapressione che impedisce la fuoriuscita del metano stoccato
- è vicina al punto di bilanciamento della rete di distribuzione del metano italiana (massima efficacia).
- IGM può sostenere un progetto così importante e soprattutto così costoso?
Siamo una società nuova, fondata da 3 soci, di cui uno italiano, con grandi esperienze nella ricerca di risorse energetiche e nel sequestro geologico della CO2. È vero siamo piccoli, ma il progetto è tanto buono e sicuro da interessare tutte le grandi aziende che operano in Italia. Abbiamo ricevuto molte offerte di partnership e solo dopo una procedura di selezione guidata da Banca IMI San Paolo, abbiamo siglato un accordo di partnership con ERG Power & Gas.
- Riempirete di gas una caverna sotterranea?
No, non ci sono caverne sotterranee. Il gas verrà ospitato dalle crepe e dalle fessure naturali presenti nella montagna sepolta sotto Rivara.
- Metterete CO2 a 800 m di profondità?
Assolutamente No. Il reservoir di Rivara è troppo perfetto e sicuro per sprecarlo così. È più utile per il Paese dedicarlo allo stoccaggio del metano e quindi contribuire a rendere più sicuro il sistema italiano dell’energia.
- Perché avete deciso di presentare un nuovo progetto?
Abbiamo capito le perplessità e le paure della popolazione e abbiamo quindi dedicato due anni di tempo per studiare meglio il sottosuolo. Il nuovo materiale integrativo, completato grazie alla collaborazione di ricercatori ed università indipendenti, fornisce oggi tutti gli elementi scientifici e concreti che possano aiutare a capire e valutare la grande sicurezza dello stoccaggio. Per avere maggiori dati è necessario procedere con l’accertamento, cioè con esami e studi specifici per cui è necessaria ed indispensabile l’autorizzazione che stiamo richiedendo.
- Il primo progetto è stato “bocciato”. Perché pensate che questo andrà avanti?
Il progetto non è stato bocciato. La Commissione VIA ha emanato un parere interlocutorio negativo, vale a dire una richiesta di integrazioni perché riteneva che le informazioni progettuali consegnate sino ad allora non fossero abbastanza complete e dettagliate. Non erano, secondo la commissione VIA, sufficienti per esprimere un parere.
Questi due anni sono stati quindi investiti da ERS per studiare con molta più precisione e con molto più dettaglio il sottosuolo di Rivara, raccogliendo ed analizzando i dati che ci permettono di dimostrare che il progetto è sicuro (1.000 chilometri di linee sismiche, 120 pozzi, di cui 5 hanno raggiunto la struttura geologica interessata).
La nuova documentazione presentata al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, risponde a tutti i dubbi e agli interrogativi che ci sono stati posti negli ultimi anni e fornisce elementi scientifici concreti che permetteranno agli enti tecnici istituzionali preposti di esaminare il progetto e di valutarne la sicurezza e la compatibilità ambientale, anche se solo l’accertamento, per cui stiamo chiedendo le autorizzazioni, potrà confermarla.
- Rispetto al progetto precedente, quali sono le novità?
Conosciamo molto più a fondo Rivara. Lo stoccaggio non inciderà sulla sismicità né per frequenza né per intensità. Non subirà danni da terremoti anche molto forti. La sua influenza sulle strutture geologiche è trascurabile. Le pressioni massime sono inferiori di oltre il 60% a quelle che la roccia sopporta senza conseguenza. C’è uno strato di argille sovrapressionate che sigilla ermeticamente la roccia serbatoio. Non ci sono correlazioni dirette tra gli strati geologici di superficie e quelli profondi. La centrale di compressione ha un impatto ambientale minore: solo due compressori, più recupero energetico senza nuove emissioni, inoltre la chimica per la disidratazione del metano è stata ridotta al minimo. Tutto l’impianto occuperà poco meno di 11 ettari. Il volume del gas stoccato occuperà meno di 12 chilometri quadrati a 2.970 metri di profondità. L’area di studio è invece di 100 chilometri quadrati perché quanto più è vasta tanto più complete e sicure sono le analisi. Potremmo chiedere una sua riduzione in fase di accertamento.
- Che tipo di investimento prevedete per un impianto del genere?
Innanzitutto ci teniamo a precisare che il progetto di stoccaggio gas di Rivara si divide in due fasi: Fase di accertamento. Consiste nelle prospezioni sismiche 2D e 3D, nella perforazione di 3 pozzi e nelle analisi relative. Dovrà confermare la fattibilità tecnico-economica e la totale sicurezza dello stoccaggio. Fase di sviluppo ed esercizio. Effettuata solo dopo la conferma della sua fattibilità, consiste nella perforazione dei pozzi e nella costruzione della centrale di compressione e dei collegamenti alla rete di trasporto nazionale SNAM Rete Gas. La fase di accertamento sarà realizzata con fondi finanziati dai due soci, entrambe società quotate in Borsa, quindi con modalità molto trasparenti e l’investimento ammonta a 20.000.000 di euro. Lo sviluppo dello stoccaggio sarà invece finanziato con le modalità che vengono utilizzate normalmente per le grandi infrastrutture e saranno investiti 280.000.000 di euro.
- Chi deciderà se l’accertamento avrà confermato veramente la sicurezza dello stoccaggio?
Sarà il Ministero dello Sviluppo Economico a verificare se i risultati dell’accertamento avranno confermato la sicurezza dello stoccaggio attraverso i suoi organi tecnici centrali e periferici. Se l’accertamento non sarà positivo MSE revocherà la concessione impedendone la realizzazione. A questo proposito ERS ha già firmato una lettera in cui dichiara la propria disponibilità ad accettare la revoca della concessione qualora esistano motivi fondati per cui lo stoccaggio non risulti sicuro.
- Quali possono essere gli effetti del calore prodotto dal funzionamento delle turbine?
Nessun effetto. Il nuovo progetto prevede, infatti, che parte del calore venga catturato interamente per generare elettricità in modo pulito e soprattutto senza emissioni. L’energia verrà poi ceduta nella Rete nazionale.
- Quali gli effetti del rumore prodotto dal funzionamento di queste macchine?
L’impianto non altererà i valori del rumore già presente, ma rimarrà e rispetterà i limiti consentiti. I capannoni infatti saranno interamente insonorizzati.
- Verrà scaricato gas in aria? In che quantità?
Nessun gas in aria. Un’altra caratteristica del nuovo progetto, infatti, è la cattura e il riciclo dei trafilamenti, cioè delle piccole perdite di gas, che permetteranno il recupero totale del gas che viene iniettato ed estratto.
- Il sottosuolo rivarese è idoneo alla realizzazione di questo “serbatoio” di gas?
Si. Grazie agli studi, che sono stati fatti in anni di ricerca, da diverse società petrolifere, tra cui l’ENI, è stato possibile conoscere il sottosuolo dell’Emilia Romagna. Un’enorme struttura carbonatica fratturata naturalmente piena d’acqua, che si estende dall’Appennino tosco – emiliano fino alla Lombardia e, ad est, fino all’Istria. Questa montagna è una roccia calcarea fratturata, che non trattiene solo l’acqua, ma anche le sostanze naturali, come il petrolio (a Cavone, ad esempio). La montagna, infatti, ha la stessa struttura di Cavone. Inoltre, la roccia è coperta da 2.500 metri di argilla impermeabile.
- Chi ci garantisce che il serbatoio sia idoneo?
I dati di 120 pozzi perforati nella zona, le carote che sono state estratte dalle perforazioni che hanno raggiunto la struttura di Rivara o quelle immediatamente vicine, oltre 1.000 chilometri di linee sismiche. Gli studi che completano la documentazione richiesta dal Ministero per l’Ambiente sono stati condotti da Università e ricercatori indipendenti. Inoltre il progetto sarà valutato da tecnici competenti e preparati della Commissione VIA (Valutazione Impatto Ambientale). La commissione VIA che valuterà il progetto e tutti i tecnici preparati e competenti che avranno modo di esaminarlo. La fase di accertamento, su cui ERS investirà 20 milioni di euro per studi, ricerche e misurazioni specifiche, confermerà la solidità del progetto e la sicurezza dello stoccaggio. Solo dopo questa conferma di sicurezza ERS deciderà di investire ulteriormente per costruire lo stoccaggio.
- Che garanzie abbiamo per dire che la roccia di copertura è impermeabile?
Sopra ed attorno alla roccia serbatoio vi è uno strato di argille sovrapressionate spesse circa 1.700 metri. Questo strato è esteso in tutta la zona ed è stato provato dai moltissimi pozzi perforati per la ricerca di petrolio o gas. In tutti questi 30 pozzi si è dovuto usare, senza perdite, un fango di perforazione (un materiale fluido che serve ad evitare che le pareti del pozzi collassino su se stesse) molto pesante, circa 1,9 g per centimetro cubo, quasi il doppio del peso dell’acqua. Questo significa una grande impermeabilità della roccia di copertura e una pressione interna dell’argilla superiore a quella normale. Inoltre la pressione del gas stoccato in serbatoio sarà molto inferiore alla pressione a cui è stata provata la barriera impermeabile formata dalle argille consolidate di copertura. Anche in questo caso, la fase di accertamento confermerà la completa tenuta della roccia di copertura perché ERS non investirebbe certo in uno stoccaggio soggetto a perdite con il rischio di non poter restituire ai propri clienti gas per un valore complessivo di circa 1,5 miliardi di euro.
- Si parla della presenza di crepe e della risalita di idrocarburi e acqua salata in alcuni siti del terreno sanfeliciano, c’è un collegamento con l’acquifero sotterraneo?
N0. In riferimento all’apertura di scavernamenti nei campi, le ultime indagini ed interpretazioni geologiche e geofisiche escludono una origine profonda del fenomeno. Rimane confinato agli strati più superficiali del terreno, senza alcuna relazione con le rocce profonde interessate dal sito di stoccaggio, ne con la sua copertura impermeabile. Gli scavernamenti sono il risultato della compattazione e della perdita di volume di strati discontinui nel sottosuolo. Non c’è alcuna relazione di rischio tra apertura di scavernamenti superficiali e futuro deposito profondo di gas.
- Ci sono possibilità di vie di fuga?
Una dimostrazione dell’assenza di vie di fuga ci viene dallo studio geochimico condotto dal Prof. Carlo Gorgoni che ha dimostrato che non esistono vie di contatto tra la struttura geologica profonda e la superficie. I flussi di gas, tra cui il metano, in superficie provengono da strati superficiali del sottosuolo e non certo dalla profondità in cui vi è la roccia serbatoio. Questo metano ha origine dalla materia organica in decomposizione di cui è ricco tutto il sottosuolo dell’area.
- Si parla di rischi sismici nella dorsale ferrarese, ma il deposito non aumenterà questi rischi?
Lo stoccaggio non cambierà la sismicità naturale della zona, così come è stato studiato dal CNR e dall’Università La Sapienza di Roma. E’ stata fatta un’accurata ricerca sui terremoti nella zona dell’Emilia Romagna negli ultimi 2000 anni. La zona di Rivara ha una sismicità di livello 3, cioè bassa. Il centro dei terremoti è sempre stato ad una profondità tra i 15 e i 20 km sotto terra, profondità che non interessa il deposito di stoccaggio gas. Il terremoto del 9 maggio 2007 così come quello di giugno, luglio e agosto 2008 hanno, infatti, paradossalmente dimostrato la sicurezza della tenuta del “coperchio” del serbatoio, in quanto non ha intaccato in alcun modo la tenuta del vicino giacimento di petrolio di Cavone di Carpi, che condivide con il deposito di Rivara sia la roccia serbatoio che la roccia di copertura. Localmente i terremoti avvengono su un piano di slittamento sostanzialmente orizzontale, lungo il quale si verifica il raccorciamento crostale dovuto alla lenta convergenza tra la placca africana e la placca europea, un movimento in continuo rallentamento. Per una maggiore sicurezza e per poter garantire una più precisa localizzazione, anche in profondità, di altri eventuali futuri sismi, la Società ha deciso di incaricare l’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) di istallare una rete di stazioni sismometriche nella zona di interesse del progetto.
- Quali sono le maggiori difficoltà tecniche che ci saranno da affrontare?
Non ci sono difficoltà: le tecnologie di perforazione dei pozzi, l’immissione e il prelievo del gas in totale sicurezza sono state ampiamente collaudate da decenni. La vera difficoltà è la novità dello stoccaggio nelle falde acquifere sotterranee: una novità per l’Italia ma comune nel resto d’Europa e nel mondo.
- Perché creare un nuovo deposito e non utilizzare un vecchio giacimento esaurito?
Innanzitutto perché è possibile scegliere il luogo migliore e quello di maggiore utilità, cosa impossibile con i vecchi giacimenti esauriti, ma soprattutto perché è possibile scegliere il tipo migliore di roccia serbatoio, cioè quella più permeabile. Ad oggi, la roccia migliore per uno stoccaggio è la calcarea fratturata, presente nel sottosuolo rivarese, che ci permette di mantenere poco cushion gas, a differenza della Francia, per esempio, dove gli stoccaggi gas in acquifero sono sabbiosi, quindi con poca permeabilità e con un elevato cushion gas, per evitare l’insabbiamento dei tubi di estrazione.
- Come funzionerà il deposito di stoccaggio gas a Rivara?
L’attività di stoccaggio prevede un periodo di immissione, durante l’estate ed uno di estrazione, durante l’inverno. L’acqua presente nelle fessure della roccia calcarea fratturata cede spazio al gas immesso tramite pozzi per ritornare alla posizione precedente nella fase di estrazione, spingendo in superficie il metano. Il metano iniettato, coprirà solo la metà della montagna, anche se venissero iniettati tutti i 3,7 miliardi di metri cubi di gas. Questo a garanzia che non potrà fuoriuscire gas dalla montagna se non tramite estrazione.
- Quanto sarà estesa la superficie del deposito?
In realtà il deposito avrà un’estensione in sotterraneo al massimo di 12 km2 circa. Si è parlato spesso di 117 km2 , ma erroneamente, perché quelli sono i km che riguardano l’estensione della concessione di stoccaggio che è così ampia per consentire una verifica più precisa della geometria del sottosuolo anche intorno alla montagna sepolta. Dopo l’acquisizione del rilievo geofisico 3D in programma, l’area della concessione sarà probabilmente ridotta.
- Il progetto di Rivara, è un progetto sperimentale?
E’ vero che Rivara sarà il primo deposito italiano in acquifero, ma non è assolutamente sperimentale, visto che ne esistono 80 in funzione in tutto il mondo, in USA (ad es. Royal Center, Indiana), in Francia (12 siti, tra cui Chémery con 7 miliardi di m3 totali), in Russia (14 siti, tra cui il maggior al mondo in acquifero con 8 miliardi di mc totali). Tutti funzionanti e con esperienza tecnica alle spalle.
- Come verrà garantita la sicurezza per la popolazione in caso di eventi naturali o di danni alla salute?
Con criteri tesi a ridurre al minimo la possibilità di incidenti e ad annullare qualsiasi effetto negativo di eventuali incidenti sul territorio circostante. Nelle integrazioni consegnate al Ministero vi è anche un’analisi del rischio che dimostra come gli effetti di tutti gli incidenti possibili ricadranno entro i confini dello stabilimento, senza interessare il territorio. Lo stoccaggio non sarà danneggiato in alcun modo anche da terremoti assai più forti di quelli nella zona, come è successo per i pozzi petroliferi e gli stoccaggi dell’Abruzzo.
- Si verificherà un mutamento dell’assetto territoriale della frazione di Rivara e della frazione di Massa Finale?
L’impianto in sé non modificherà l’assetto territoriale di Rivara.
- Gli 11 tecnici esperti, incaricati dalla Provincia di Modena di valutare il vostro progetto, lo hanno definito non idoneo, che ne pensate?
Il fatto che all’interno del gruppo degli 11 incaricati dalla Provincia di Modena di valutare il progetto di Rivara, vi sia stato in realtà un professore, tra l’altro l’unico esperto in geologia, che ha rilasciato parere favorevole, ci fa pensare alla bontà del nostro progetto.
- La nuova Commissione tecnica, incaricata dalla Provincia di Modena di valutare la documentazione integrativa al progetto presentata il primo settembre, ha rilasciato parere negativo. Che ne pensate?
Ci aspettavamo una valutazione del genere. Sappiamo che il no della Provincia, pronunciato ancor prima del verdetto della Commissione tecnica, è dettato dalla paura dei cittadini della zona. Siamo d’accordo con la Commissione quando dice che occorrono maggiori dati ed analisi per valutare se lo stoccaggio è sicuro, anzi siamo stati i primi a dirlo. Tutte le analisi che abbiamo fatto, sono quanto per legge ci è concesso. Senza l’ok a procedere alla fase di accertamento non ci è permesso di fare nient’altro. Quello che speriamo la gente capisca è che noi più di tutti abbiamo necessità di una conferma della sicurezza dello stoccaggio, senza il quale non possiamo correre il rischio di disperdere gas per un valore di 1 miliardo di euro circa, che dovremmo restituire alle società che ce lo hanno affidato.
- Prevedete un indotto locale?
Assolutamente si, sia nella fase di costruzione che di manutenzione dell’impianto.
- Quali saranno i benefici per l’economia che qui è prevalentemente agricola? A quanto ammonterebbero le royalties?
La legge finanziaria 2008 dal 1º gennaio 2008, obbliga i soggetti titolari di concessioni per l’attività di stoccaggio del gas naturale in giacimenti o unità geologiche profonde a corrispondere alle regioni nelle quali hanno sede i relativi stabilimenti di stoccaggio, a titolo di contributo compensativo per il mancato uso alternativo del territorio, un importo annuo pari all’1% del valore della capacità complessiva autorizzata di stoccaggio di gas naturale. ERG Rivara Storage infatti pagherà una quota di circa 1 milione di euro all’anno, per i prossimi 40 anni, alla Regione Emilia Romagna che provvederà a suddividerli ai Comuni che ospiteranno il deposito. Gli importi verranno così suddivisi: il 60% sul totale a San Felice sul Panaro perché è il comune nel quale hanno sede gli stabilimenti, il restante 40% suddiviso tra i comuni di Mirandola, Finale Emilia, Crevalcore, Camposanto e Medolla, in misura proporzionale per il 50 per cento all’estensione del confine e per il 50 per cento alla popolazione.
Si. Secondo i nostri calcoli l’impianto prevede l’assunzione di circa trenta dipendenti.
- Il deposito avrà un impatto negativo sul valore degli immobili? Se si verificasse un deprezzamento degli immobili chi si occuperà di risarcire i cittadini?
In base ad una ricerca da noi effettuata nessun impianto di stoccaggio, ne tanto meno impianti per la produzione di elettricità come le turbogas, etc. hanno causato il deprezzamento degli immobili, anzi, hanno portato ad un aumento del valore degli immobili stessi. Riteniamo quindi che non vi sia motivo di pensare che il deposito di Rivara possa essere la causa di una svalutazione di un immobile.
- Vi è stato rilasciato parere interlocutore negativo. Cosa vi ha convinti a continuare?
Siamo molto convinti della bontà del progetto, inoltre il parere interlocutorio negativo rilasciato dalla Commissione Via non è una bocciatura, ma semplicemente una richiesta di integrazioni, di maggiori dati, analisi, informazioni senza le quali la Commissione non ha modo di valutare il progetto. E’ questo che ci ha permesso di lavorare sul miglioramento del progetto.
- Perché la gente e i politici locali si dichiarano contro il progetto?
Nostro errore è stato quello di non tenere adeguatamente conto delle esigenze informative delle popolazioni. Abbiamo comunicato poco e male. Oggi cercheremo di rimediare.
- Perché sono state avviate delle azioni risarcitorie per le diffamazioni subite?
Siamo sempre stati disposti ad accettare le critiche, che abbiamo reso nostre per migliorare il progetto, ma non siamo più disposti a tollerare le tante bugie che si sono dette sul nostro progetto e sui nostri collaboratori. Se si fanno certe insinuazioni o certe accuse o si hanno le prove, ed allora si va dal giudice, o si tace.
- Quali sono i veri rapporti tra INGV e IGM?
Tra l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e la nostra società c’è un rapporto di normale e trasparente collaborazione scientifica. Del resto INGV è il migliore istituto di ricerca geologica al mondo, logico chiedere loro una consulenza. E chiunque pensi che INGV possa cambiare un rapporto di ricerca per far piacere a un cliente o a un ex dipendente è solo in mala fede. Soprattutto se la ricerca è controllata a livello internazionale. Nessuno mette a repentaglio la propria reputazione scientifica e quindi i finanziamenti per pochi soldi.
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